Trento University Cafeteria
Un muro conviviale tra i cedri di un parco a Trento
Un muro in porfido che sembra nascere dal terreno racchiude, tra gli alberi,
l’edificio della “nuova caffetteria” universitaria articolando la transizione tra
un vecchio ospedale di impronta neoclassica e il parco di Santa Chiara.
Il luogo è la matrice del progetto: il parco e i suoi alberi ne sono l’elemento
ordinatore che prende consistenza nell’architettura, circondandola e
divenendone parte.
Nella campagna trentina i muri come questo sono il primo elemento
dell’urbanizzazione. Emergono dal terreno, delimitano i campi, sostengono
i terrazzamenti, ordinando il paesaggio e l’edificato. Qui il muro assume
significati e funzioni diverse: è basso e sinuoso per contenere il terreno,
diventa rampa per superare un dislivello, si piega e si spezza per accogliere
i cedri del parco.
Il muro della nuova mensa media tra il parco e l’edificio preesistente. Nuovo
e vecchio, dentro e fuori si mescolano, formando un sistema composito ma
unitario.
Il muro sorregge lunghe travi binate in legno lamellare su cui appoggia la
copertura.
La luce naturale entra modulata dalle ampie vetrate dei patii. Raggi di sole
e ombre arrivano così ai tavoli bianchi a tre gambe che ospitano studenti e
professori.
Un neon colorato di azzurro corre lungo le pareti e le bucature segnando
il vecchio edificio assieme ad opere di giovani artisti, colorate e luminose,
ravvivando gli spazi dell’edificio ottocentesco sui diversi piani. In pochi mesi
la nuova mensa, con lo specchio d’acqua nel parco ed il bar all’aperto, diventa luogo importante per la socialità, mescolando studenti e residenti.